Libro Vagabondo_Trentunesima tappa
Ho appuntamento con Simona nel pomeriggio, così ne approfitto per vagabondare per Ancona, città visitata anni e fa e della quale porto con me un ricordo indifferente. Piove a tratti ed è un continuo toglie e metti Il giubbino, c’è poca gente in giro, e io capito in uno scorcio di Ancona che mi stupisce e mi affascina. A volte, alle città, bisogna dare una seconda possibilità, penso… L’ora dell’appuntamento arriva dopo un acquazzone, ma Simona mi accoglie con la sua cordialità, le sue parole e con una stretta di mano di quelle che dicono Sono qua, e io dimentico all’istante la giornata che c’è fuori da Fogola o Fàgola, insomma da questo luogo che oltre a essere piacere per la mente e per la gola, lo è anche per la vista.
Inizia subito a raccontarsi Simona, anzi a raccontare il suo luogo, con la foga di chi ha poco tempo, ma soprattutto ha voglia di parlare di ciò che ama, di ciò che la rende orgogliosa.
Fogola ha centoventiquattro anni di storia, mi racconta, Giuseppe Fogola l’ha creata quando le librerie stanziali non esistevano e noi, oggi, siamo qua per portare avanti questa storia.
Perché Fogola cinque anni fa ha rischiato la chiusura e Simona e Andrea, l’altro libraio storico, dall’oggi al domani si sono trovati a dover pensare al loro futuro. Così, con un misto di rabbia ed entusiasmo, è arrivata l’idea di chiedere l’utilizzo del nome agli eredi di Giuseppe e di rilevare la libreria. Lo faccio soprattutto, mi ha detto Simona, perché non si può togliere alla città una fetta così importante della sua storia.
Certo una libreria è un’azienda, continua, ma è un’azienda diversa, non paragonabile ad altre attività; è un’impresa che un commercialista ti consiglierebbe di chiudere, quindi di certo non lo fai per diventare ricco, anzi.
E Simona si capisce subito che lo fa perché ama questo posto, ma anche perché ha la generosità di donare e di donarsi agli altri: lo fa con me, raccontandosi senza attendere le mie domande, lo fa con le altre librerie della zona, cercando di organizzare presentazioni che diventano “itineranti”, ovvero invitando autori che lei vuole avere, ma che poi propone anche ai suoi colleghi.
Lo fa con le associazioni locali, donando consigli e prestando la sua esperienza, essendoci insomma. Simona è una di quelle persone che ti travolgono, una persona che ascolteresti per ore: sia se ti parla dell’ultimo libro letto (Leggo tre libri a settimana, di media, rubo le ore al sonno. Poi ogni anno mi scelgo un libro da rileggere, lo faccio in estate, anche se ora sono sommersa di letture per il programma estivo), sia se ti racconta la presentazione che faranno poche ore più tardi (Cerchiamo di organizzare tanti incontri, tante cose diverse, abbiamo tre quattro eventi a settimana), sia se ti parla dei tre gruppi di lettura che vengono tenuti in libreria (Quest’anno ne abbiamo uno dedicato al premio Strega, abbiamo letto i dodici finalisti e immaginato chi sarebbe potuto passare, abbiamo discusso, c’è stato un bello scambio, e questa cosa ha coinvolto e avvicinato nuovi lettori), sia se ti racconta la storia di Fogola, perché alla fine lì si torna sempre, su quel locale storico che oggi si è vestito di modernità.
Ma questo non è il luogo dove è nata Fogola, anche se molti se lo sono dimenticati e pensano che sia sempre stato qui, mi dice, all’inizio era altrove, poi quella sede è stata distrutta dai bombardamenti e la libreria è arrivata qua.
Quando ho rilevato l’attività, cinque anni fa, la libreria era la metà di questa che vedi. Era stato tirato su un muro di cartongesso che divideva in due il vecchio locale che ospitava la libreria: in una parte c’eravamo noi, dall’altra vendevano scarpe, mi racconta, ma quando il negozio di scarpe ha chiuso noi abbiamo deciso di riprenderci il nostro spazio.
Lo sai che il cartongesso non può essere smaltito? Che è un rifiuto speciale? mi chiede. Io l’ho scoperto quando abbiamo buttato giù la parete, continua, e ho pensato che non potevamo rinascere su un qualcosa di morto, quindi ho chiesto a un artista (lo stesso artista che ha dipinto le pareti di Fàgola) di dipingere su quel cartongesso Stamira, l’eroina di Ancona. Il muro poi è stato diviso in tanti tasselli e quei tasselli messi in vendita, il ricavato sarà devoluto a un’iniziativa legata alla musica.
Simona è libraia da più di dieci anni, e da cinque è proprietaria della libreria, arriva dal mondo dell’organizzazione di eventi e di questo mondo si è portata dietro, se non tutto, molto; e mi vien da dire, soprattutto la capacità di essere qua e altrove, di fare una cosa e pensarne già un’altra e la generosità di fare per gli altri, per la comunità, senza pensare al tornaconto personale o a quello dell’impresa, quello arriverà forse, intanto bisogna seminare, sembra volermi dire. Simona è una persona che vive la comunità e che vive di comunità.
Alterna il noi all’io quando parla, Simona; perché pur essendo l’unica proprietaria di Fogola /Fàgola si avvale dell’aiuto di alcuni collaboratori. Certo le rogne e la burocrazia sono tutte mie, mi dice, infatti ho scelto di non alleggerire il mio lavoro inserendo una figura amministrativa nello staff, ho preferito circondarmi da chi può essere al servizio del pubblico, dei clienti: così oltre al libraio storico Andrea, c’è Laura che si occupa della bellezza, c’è Cristiana che si occupa della parte relativa alla comunicazione (questa la parte di Fogola/Fàgola che ho conosciuto), ma c’è anche chi segue la parte social, chi si occupa della parte alcolica (o spiritosa come amano chiamarla da Fàgola) e chi collabora in altro modo. Quel giorno c’erano anche i ragazzi dell’alternanza scuola/lavoro e c’erano anche tanta allegria e tante chiacchiere.
E arriviamo a parlare di Fàgola, appunto, perché avrete capito che questo luogo non è solo libreria.
Abbiamo pensato di allargare il discorso della lettura proponendo ciò che può accompagnare il lettore mentre è seduto in poltrona con un libro, mi dice Simona: una tavoletta di cioccolato, un tè in foglie, oppure un vino da sorseggiare o un liquore. Ovviamente tutti prodotti di un certo livello, di qualità.
Questo è fatto anche per ampliare gli utili della libreria, ma lo scopo vero è quello di avvicinare più gente ai libri, di proporre un luogo dove sia bello poter tornare. Fogola è pensata per essere un punto di riferimento, di aggregazione, di discussione anche.
Noi vogliamo dire al lettore che sì, la lettura è un fatto individuale e intimo, mi dice Simona, ma che poi è bello venire qua e condividerlo, parlarne con altri, raccontare e raccontarsi.
Per questo gli eventi che facciamo non sono solo legati al libro, continua, ma proponiamo anche incontri tematici: invitiamo esperti per parlare di un argomento specifico, ma che loro sviluppano come meglio credono e la partecipazione della gente c’è.
Poi io e Simona parliamo di libri, ovviamente, e lei mi dice che tutti dovremmo leggere più autori italiani, ce ne sono molti di validi, continua, e quando le chiedo di farmi qualche nome, lei mi elenca quelle case editrici che stima perché stanno facendo una valida ricerca in merito. Solo leggendo gli italiani che scrivono in italiano, senza l’intermediazione della traduzione (e questo senza nulla togliere ai traduttori che anzi…) permettiamo alla lingua di migliorare, continua, purtroppo spesso il lettore italiano snobba ciò che viene scritto in Italia.
In questi giorni ad Ancona è stata inaugurata la mostra fotografica di Guido Harari e io me ne accorgo solo guardando una vetrina di Fogola. Curiamo noi il bookshop della mostra, il firma copie anche, mi dice Simona e mi racconta alcuni aneddoti su quelle splendide foto e il suo autore. Se non l’hai vista devi assolutamente tornare, tanto c’è fino a ottobre. Così quando, dopo aver messo in borsa il #librovagabondo che vi racconterò nei prossimi giorni, abbraccio Simona, ci diciamo che ci rivedremo nei prossimi mesi. E io sono convinta che così sarà, dato che io di questa energia e di questo luogo mi sono un poco anche innamorata e, come già detto, di sentire Simona che si racconta e racconta non mi stancherei mai. Andate a conoscerla, andate a conoscere questa splendida realtà e, magari, abbinateci anche voi una visita alla mostra.
Fogola Fàgola è ad Ancona, Corso Mazzini 170
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qua è dove potrai conoscere Simona e ascoltare le sue risposte alle cinque domande

