Elsa libreria creativa_Monza

Libro Vagabondo_trentaseiesima tappa

Varco la soglia di Elsa Libreria Creativa e capisco subito che non mi basteranno le foto per poterla raccontare, che qui i dettagli sono tanti e io non saprò da che parte iniziare per renderne la bellezza. Penso che da Elsa bisogna arrivarci di persona: guardare, toccare, fare un giro su se stessi e farsi accogliere.

E io mi faccio accogliere da Francesca e anche qua capisco subito che non sarò in grado di rendere con le parole questa ragazza che con le sue di parole mi travolge e inizia a raccontarmi di lei, del suo passato e di questo luogo, così evidentemente suo, specchio del suo modo di essere, del suo gusto per quel bello non scontato, non banale. Dentro di me mi chiedo subito quali saranno i suoi gusti letterari, cosa mi porterà a scoprire questo incontro. Ci arriveremo, lo so…

Francesca, da brava padrona di casa, mi dice di fare come se fossi a casa mia, poi mi racconta di essere libraia da sempre:

dopo l’università ho iniziato a fare esperienza al Libraccio prima con un contratto temporaneo, poi sono stata confermata e ho fatto il salto dal reparto scolastico, che non ho mai amato, a quello di varia e qua, mi dice, ho iniziato a capire che quello sarebbe stato il mio futuro, la mia vita.

Ma Francesca i libri li ha frequentati da sempre,

da quando ancora bambina, la mamma le comprava tutti quelli che desiderava. Non mi concedeva tutto mamma, mi dice mentre ci accomodiamo su divano, se chiedevo un gioco la risposta era spesso No, ma di libri ne potevo chiedere quanti ne volevo.

In casa nostra poi erano tantissimi (lo sono ancora oggi, li stiamo anche catalogando e sono diverse migliaia) e a me non è mai stata negata nessuna lettura; allungavo la mano sugli scaffali della libreria e prendevo ciò che trovavo, fin dove la mia mano riusciva ad arrivare. Ovviamente quelli da adulti erano nei ripiani più alti, ma appena ho avuto modo di arrivarci ho iniziato anche a leggere quelli, mi racconta: ricordo che il primo è stato un romanzo che parlava di nativi americani ed è da lì che, probabilmente, è partita la mia passione per questo popolo e ho iniziato a leggere tutto sull’argomento.

Fin da ragazzina, continua, i miei gusti in fatto di libri sono stati strani, amavo i libri tragici e torbidi, adoravo Shirley Jackson per dire, avevo (e ho) una passione per la poesia.

Da Elsa c’è una zona molto fornita dedicata alla poesia, me la indica con la mano mentre inizia a parlarmi delle sue poete preferite (non poetesse, Francesca le chiama poete), tutte destinate a morte tragica, suicide o giù di lì insomma. Mi sono appassionata alla poesia proprio seguendo le vicende tragiche di una poeta, aggiunge. Io le racconto che la poesia non riesco ad amarla fino in fondo, che non la capisco, che la considero troppa roba per me; ma lei mi risponde che la poesia devi semplicemente sentirla nella pancia e che comunque, come per i romanzi, bisogna avvicinarla gradatamente, partendo dalle cose più semplici. Io le dico che la poesia sa essere così triste, lei mi risponde che spesso sa essere ironica invece.

Ma eravamo rimasti al Libraccio, dopo questa esperienza Francesca si trasferisce in Germania e anche là lavorerà in libreria; poi, probabilmente sentendo la nostalgia per la Patria e per la sua Monza, torna in Italia e, in società con un’altra libraia, aprirà una libreria nel centro della sua città.

Però un certo punto ho iniziato a sentire che tutto questo mi andava stretto, racconta Francesca, avevo bisogno di una realtà mia e solo mia dove poter decidere tutto, da ciò che entra a come arredare gli spazi, a cosa e come organizzare gli eventi.

E così Francesca, con l’aiuto dei genitori, compra questo locale in una zona un poco defilata, ma comoda da raggiungere in treno e, soprattutto, cosa non scontata a Monza, comoda per il parcheggio, e in maggio di quest’anno inaugura la sua libreria, una libreria dove hanno trovato casa quei pezzi di arredo che attendevano in un magazzino: volevo che fosse un poco casa mia, dice Francesca, ma anche casa di chi da Elsa decide di entrare.

Ma Elsa in onore di Elsa Morante, chiedo io?

Elsa è il nome di mia figlia, dice, e lei mi avrebbe tolto il saluto se non avessi dato il suo nome alla libreria. Mia figlia ha nove anni e legge molto, ma legge libri molto diversi da quelli che leggevo io alla sua età, continua, non vuole saperne di vite che non sono le nostre, lei ama Anna dai capelli rossi, il giardino segreto, cose così. E comunque Elsa, mia figlia, si chiama Elsa proprio per omaggiare Morante, aggiunge.

Francesca è una ragazza madre, ma odierebbe essere definita così e io ho il sospetto che odierebbe essere rinchiusa in qualsiasi definizione, se non forse in quella che lei stessa si appiccica, di libraia sopra alle righe. E lei lo è di certo: sincera nei giudizi, di idee bene precise che la spinge a lavorare con le case editrici indipendenti, con quelle che le hanno dato fiducia e delle quali lei stessa si fida, non restia a dirti se un libro non l’ha convinta fino in fondo. Francesca ama i libri sopra ogni cosa (o quasi), quando te ne racconta uno si illumina e tu non puoi che stare in silenzio ad ascoltare. Hai mai insegnato? Le chiedo. Hai un modo di parlare, di raccontare, di scandire quasi le frasi e le parole, tipico di chi è anche un divulgatore, di chi è abituato a spiegare, a parlare.

Tutto merito della lettura mi risponde.

Quando mi chiedono di consigliare un libro indago il genere che il lettore che ho davanti legge, cerco di capire cosa ha amato, ma la domanda che mi indirizza veramente nel consiglio è In che fase della vita sei? mi dice Francesca rispondendo a una mia domanda.

E così io provo a fare un gioco e racconto il punto della vita dove mi sento io ora (fase di cambiamento, ricerca della mia strada); Francesca non batte ciglio e senza pensarci troppo mi racconta tre libri completamente diversi tra loro, tre libri che io ho messo subito in lista (e che a voi metterò nelle storie), anzi uno l’ho anche comprato.

Ogni libro che nomina lo individua con lo sguardo, me lo indica con la mano, alcuni li raggiungiamo anche e li sfogliamo.

Cosa che diventa inevitabile quando arriviamo a parlare del reparto bambini e ragazzi, reparto che da Elsa non solo è ben fornito, ma è fornito con il gusto e la conoscenza di chi quei libri li ha letti o almeno sfogliati tutti. Ci perdiamo un poco tra quelle pagine, specialmente parlando di quelle case editrici che stanno facendo un grande lavoro di divulgazione: e così parliamo di genere, di corpo, di paure, della necessità che anche i più piccoli debbano approcciarsi a questi argomenti.

Continuiamo a chiacchierare mentre passeggiamo per questa libreria davvero molto fornita di libri, ma anche pregna di cose belle dove in ogni angolo si rimane affascinati da un dettaglio diverso: un mobiletto, una valigia aperta piena di libri, un ninnolo, una poltrona con il suo poggiapiedi dedicato, uno specchio, l’immagine (le immagini) di Frida. Frida è una mia fissa mi dice. Ovviamente rispondo, considerando la vita che ha avuto, tutto quel dolore, non può che essere il tipo tuo.

Ci confrontiamo su libri che abbiamo letto entrambe, mi dice che nella sua libreria si “parla” editoria indipendente e poi si sofferma su quelle che sono le case editrici che ama di più e perché: prende un libro di @italosvevoedizioni e mi racconta di come questa casa editrice ti faccia entrare nei libri: li devi sventrare, devi aprire tu e dividere ogni pagina e per una come me, continua, che i libri li sottolinea, li piega, li frequenta fisicamente, questa cosa è fantastica!

Ma parliamo anche di arte, perché Francesca si forma in questo campo e di arte se ne intende. La libreria ha una zona dedicata ad arte e architettura e, mi dice, in autunno, in collaborazione con la casa editrice @johan_and_levi , farò partire degli incontri dove affiancheremo lettura e arte. Poi, aggiunge, sto pensando anche a dei laboratori per bambini e per adulti e ovviamente faremo delle presentazioni e, credo, tre gruppi di lettura: narrativa, poesia ovviamente, ma anche uno dedicato alla graphic novel, perché questo è un settore che sta catturando l’interesse di sempre più lettori.

Non è facile farsi conoscere, entrare nella fiducia della gente, ci vuole del tempo e io sono aperta solo da due mesi, bisogna fare un grande lavoro sui social, ma anche lì non sempre è facile ed è anche parecchio impegnativo. Poi io non sono in una posizione centrale e di passaggio,

quindi diventa fondamentale conquistare la gente, fare in modo che una volta entrati qua, quelle persone tornino. Insomma che si affezionino alla libreria, mi pare di capire che voglia dire Francesca, come quella gattina che si chiama Elsina e che ormai in libreria pare essere di casa. È comparsa quando abbiamo aperto e continua a tornare, mi dice la libraia, del resto io sono una gattara e a casa di gatti ne avevo quattro, ora sono rimasti in due.

È serena Francesca, pare pronta ad affrontare tutto e pare avere una grande sicurezza in se stessa e in quel che sarà, e io le dico che l’ammiro e la invidio per questo. Non è proprio così, mi risponde, nascondo bene le mie insicurezze e le mie paure, ma poi pare aggiungere che è in ballo e deve ballare. E poi si vedrà…

È serena Francesca (lo so che l’ho già detto), ma ora ho capito il perché, credo. È dove vuole essere, respira il profumo dei libri ogni giorno, incontra cosa nuove e impara cosa nuove e alcune di quelle me le racconta anche con la gioia di chi vuole condividere ciò che ha scoperto, ciò che anche a lei hanno insegnato da poco.

Qualche giorno fa ho sentito dire da Matteo B.Bianchi che leggere un libro non è un’azione, ma è un’esperienza (o qualcosa del genere), ecco entrare da Elsa è questo: un’esperienza. Come lo è chiacchierare con Francesca. (che io ho continuato a chiamare Francesca e spero non me ne vorrà, ma lei non è comune nemmeno in questo, lei di nomi ne ha due: Francesca Giulia).

Elsa libreria creativa è a Monza, via Carlo Rota11
ha una pagina Instagram
ha una pagina Facebook

qua è dove potrai conoscere Francesca e ascoltare le sue risposte alle cinque domande

Il Libro Vagabondo proposto a Francesca