Confessione di mezzanotte

Georges Duhamel – Ago edizioni – traduzione Caterina Miracle Bragantini

“Per mille ragioni che intravedevo confusamente, mi diveniva necessario toccare l’orecchio del Signor Sureau, dimostrare a me stesso che quest’orecchio non era una cosa proibita, inesistente, immaginaria, che era solo carne umana, proprio come il mio orecchio. E all’improvviso allungai deliberatamente il braccio e posai con cura l’indice nel punto desiderato, appena sopra il lobo, su un angolo di pelle rossastra”

Ma il Signor Sureau è il capo e il nostro protagonista, nonché voce narrante di Confessione di mezzanotte, per quel gesto viene licenziato. Questo il pretesto narrativo che dà il via al romanzo di Duhamel; un romanzo scritto negli anni Cinquanta (mai pubblicato in Italia), ma perfettamente attuale nel raccontare la crisi di un uomo che, senza lavoro, si ritrova a vagare per le strade di Parigi. Ma soprattutto si ritrova a pensare che quella potrebbe essere la felicità: essere libero.

Desidera così che questa situazione possa durare per sempre, queste giornate che si rincorrono in una nuova abitudine fatta di passeggiate, ricerca del lavoro più per sconfiggere un senso di colpa o di dovere che per altro;

“La mia giornata era conclusa. Avevo fatto il mio dovere; una volta di più, si dimostrava che per me era impossibile trovare un lavoro. Questa certezza era esattamente la sola cosa che cercavo”

fatte di zuppe della madre con la quale vive, di qualche visita a un amico e alla sua famiglia, fatte di poco più di questo
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George Duhamel ci regala il personaggio di un uomo senza qualità, un attore degno di un romanzo di Simenon, un uomo in lotta con i dubbi di una vita che ha perso i punti di riferimento, sostituendoli con il tempo per perdersi nell’abisso dei pensieri.

Pensieri non sempre degni di vanto, ma sinceri e nudi, come solo una narrativa fatta in prima persona può garantire. Louis Salavin, questo il nome del protagonista, si racconta in un lungo monologo, una lunga confessione appunto (scopriremo solo alla fine chi è il destinatario della confessione), svelandoci bassezze e desideri, azioni che vorrebbe compiere ma senza andare fino in fondo, senza renderle reali. Azioni per le quali, comunque, si punisce.

Io non so scegliermi. Ogni pensiero che viaggia trova asilo dentro la mia anima. Ogni seme che cade sul mio essere può germogliarvi. Dove sono io in tutto questo? Chi sono in questa folla? Può esserci per me qualche felicità tra questi mille demoni nemici? Come riconoscermi, nominarmi, chiamarmi, tra tutti questi volti?
Non mi dica: «Questi pensieri sono dentro di lei ma non sono lei». «Eh, non sono forse io a pensarli? Non sono forse io a nutrirli?»

Un romanzo esistenziale che consiglio a chi crede di essere l’unico ad aver avuto almeno una volta un pensiero non degno di essere raccontato, ma anche a chi ha voglia di passeggiare per Parigi e per quelle atmosfere un po’ fumose e umide degne di Modiano.
Ora resta una domanda: perché un romanzo di cotanta forza, un buon romanzo come questo ha dovuto aspettare più di settant’anni per trovare una pubblicazione italiana?