Chiodo fisso_San Vendemiano (TV)

Libro vagabondo_Undicesima tappa

Di Irene ho sentito parlare per la prima volta in agosto, a Piacenza, da Raffaella. Nella sua Pagine Libreria    è appesa, in bella mostra, una lettera scritta a mano, una lettera in cui Irene ringrazia per l’aiuto, per il supporto, per averla ascoltata. Poi Irene mi avrebbe raccontato che a ogni libraio che ha risposto alle sue domande lei ha mandato i suoi ringraziamenti: una lettera scritta di suo pugno.

Come del resto personalizza ogni libro che vende, con un biglietto, con una dedica o una citazione.

Perché un libro non è solo un libro, un libro è un oggetto e deve essere un oggetto che deve piacere. Vorrei che la gente, quando è invitata a cena, portasse un libro invece di una bottiglia di vino, mi dice.

E poco dopo aggiunge, Mi sono accorta che ci sono persone che non lo sanno maneggiare un libro, è come se non lo avessero mai visto. Così vorrei farne vedere la bellezza, trovare il modo di far avvicinare la gente che ancora non la vede quella bellezza.

Irene non nasce libraia e non ha alle spalle la gavetta da libraia. Si è trovata in un periodo della vita in cui ha dovuto fare una scelta tra la vita vecchia, appunto, e il suo “Chiodo fisso”, si è detta ora o mai più e si è buttata e lo ha fatto, questo lo immagino io almeno, con quel sorriso con il quale mi ha accolta, quel sorriso che sono certa l’accompagna in ogni giornata e in ogni giro in bicicletta, o lettura ai bimbi delle scuole. È un’esperienza del tutto nuova per lei, un percorso che sta ancora studiando e imparando giorno dopo giorno e lo sta facendo con l’umiltà di chi questo lo sa, ma anche con la forza di chi ha imparato a chiedere aiuto.

Chiodo Fisso ha aperto la porta circa sette mesi fa e il suo nome è nato forse anche per  ricordare che un sogno bisogna anche avere il coraggio di fissarlo al muro, di renderlo reale insomma.

La libreria è invasa dalla luce e dai dettagli. È accogliente con i suoi mobili chiari e i suoi colori, con quel tavolo circondato da sedie di diversa fattura: Queste due le ho prese a casa di mia nonna, mi dice Irene. E io rispondo, a me ricordano le mie sedie delle elementari. E lì mi siedo per la nostra chiacchierata.

Alle pareti sono appesi anche quadri in mostra, perché, mi dice, io vedo la libreria, il leggere, come una parte di cultura che deve intersecarsi con le altre forme d’arte.

Mollette di legno sostengono le opere di una mostra fotografica: il progetto “Attraverso i nostri occhi” di @Nicolò Govoni e l’organizzazione Still I rise; una frase della fondazione di LIliam Thuram è appesa a una parete.

Una valigia con libri di seconda mano attira la mia attenzione: sono libri miei o ai quali sono affezionata, vorrei scrivere il perché, scrivere la loro storia, come libro oggetto intendo, non la trama, è un progetto che ho ancora in lavorazione.

Mentre lei parla io mi soffermo su una vecchia edizione de La ragazza di Bube e sorrido.

I libri sono “archiviati” per area geografica, Irene mi dice che quello è un suo vezzo, che non ama la divisione per casa editrice, che ama rappresentare in questo modo un po’ del suo essere “vagabonda” (questo è un termine che uso io, lei ne usa un altro, ma lo vedrete nel video). Uno scaffale è dedicato ai classici, uno ai libri sportivi (biografie o storie legate allo sport) una zona ai bimbi e ai ragazzi. E poi c’è uno scaffale (il primo che mi mostra con orgoglio) dedicato a Francesco Costa: i suoi libri e i libri che lui consiglia o ha consigliato. E questo è il tocco di chi considera la libreria un po’ la sua casa, il proseguimento della sua persona.

I primi libri che ho messo in libreria sono quelli che ho amato, quelli che sono piaciuti a me, mi dice Irene. I libri li scelgo io uno a uno, aggiunge, anche se devo cercare di accontentare un po’ tutti nello spazio che ho.

Inizieremo con i gruppi di lettura, mi racconta, ho fatto i primi incontri con gli autori e ho mandato le prime due newsletters. Insomma sto procedendo un po’ a tentativi, un po’ studiando questo mondo che ogni giorno mi racconta qualcosa di nuovo, un po’ continuando a chiedere a chi ha più esperienza di me.

Mi lascia consegnandomi l’undicesimo #librovagabondo (anzi dopo siamo andate a farci una chiacchierata al bar), scrivendomi una lunga dedica (come richiesto, ma ho il sospetto che lei me l’avrebbe fatta comunque). Irene ama le citazioni, ama i bigliettini, ama rendere ogni acquisto unico, come se fosse il regalo di un’amica. E, forse, in fondo lo è anche…

Passate a trovarla e poi ditemi a cosa vi fanno pensare quelle sedie verdi attorno al tavolo…

Chiodo Fisso è a San Vendemiano (TV), piazza San Marco 2
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qua è dove potrai conoscere Irene e ascoltare le sue risposte alle cinque domande

Il Libro Vagabondo proposto da Irene