Centomilioni

Marta Cai – Einaudi

“Teresa è una persona che in un ambiente normale, in una città grande o anche solo di medie dimensioni, sarebbe notata nell’esatto momento in cui si ammettesse di non averla notata mai, per ore, giorni, settimane, mesi, anni, domandandosi se sia sempre stata lì, se non sia un’apparizione, se non sia sempre stata trasparente, dimenticabile come il cucchiaino con cui si mescola il caffè mezzo addormentati; a quel punto, se qualcuno la notasse ammettendo di non averla notata mai, Teresa diventerebbe un monito alla superficialità con cui guadiamo il mondo, stimolerebbe il proposito di prestare più attenzione alla realtà quotidiana, di attivare la mindfulness, la meditazione urbana, e la si troverebbe sorprendente, come l’angolo di un edificio abbandonato a metà della sua costruzione, causa fallimento impresa edile, e non ancora raggiunto dalle erbacce.”

Centomilioni potrebbe essere la storia di Teresa, una donna quasi cinquantenne che non si è mai costruita una relazione, o una rete di relazioni;

“Vivo come le sogliole sul fondale. I miei coetanei, sulla terraferma: cosa possiamo dirci? Di cosa parlare?”

vive con una madre opprimente e un padre che ha trovato, forse, un suo modo per fuggire. “Una signorina senza qualità” ma “pratica di parcheggi”, dato che il suo tempo è scandito dalle commissioni per mamma e papà e, spesso, con mamma e papà al seguito; dai giorni del mercato, dall’acquisto della materia prima per i vari pasti (sempre molto ricchi e abbandonanti – il cibo in Centomilioni è protagonista esso stesso) che poi preparerà sua madre. Teresa odia il cibo, ma dal cibo è invasa.
Teresa vorrebbe solo “una vita normale” e “qualcuno con cui poter parlare”

E quel “qualcuno” diventa forse quel diario che Teresa inizia a tenere, quel diario che diventa il suo vero luogo di libertà, dove può essere quello che vuole, dire quello che vuole

“Il mio diario sarà l’alzata di mano e il permesso di parlare, sarà una stanza insonorizzata, senza entrate né uscite. Io che non parlo, scrivo. Il diario dei miei infiniti desideri, che non ho, non li sento, non mi parlano, e allora li devo progettare.”

Dove non sentirsi dire cosa dovrebbe fare o dire, seguito da un “però fai quello che vuoi” fasullo, ipocrita

Ma poi c’è Alessandro, uno studente di Teresa (Teresa insegna inglese in una scuola per il recupero degli anni), un ragazzo molto più giovane di lei, un ragazzo che le rivolge una parola gentile, con il quale condivide qualche pausa sigaretta in un angolo fuori da scuola. E Alessandro diventa il desiderio di Teresa, desiderio di essere vista, possibilità di fuga.

E poi ci sono i centomilioni del titolo, i soldi, il vero desiderio di Alessandro


“Voglio quello che vogliono tutti i soldi”


E c’è il luogo dove Teresa e Alessandro vivono


una cittadina né grande né piccola, né nota né ignota: non ha un prodotto tipico. Il paese a sud è famoso per i porri, quello a est per i cardi, quello a nord per il cappone, quello a ovest per l’aglio. E tuttavia ha un suo casello autostradale nei pressi di un’industria dolciaria di medie dimensioni il cui slogan è «Non c’è fretta»


Una cittadina che assomiglia tanto a quella Teresa


“che non è alta e non bassa, non è grassa, non è magra”


E, infine, c’è lo stile di Marta Cai, uno stile ricco, la scrittura di chi sa scrivere, di chi sa far uso delle parole. Ne viene fuori una narrazione che alterna la voce di un narratore esterno che dialoga con il lettore, giocandoci quasi, e la parte più intima di una Teresa che si confessa nelle pagine di un diario; una narrazione densa, pregna, mai scontata e non sempre facile da approcciare, ma che sa regalare passaggi dal tocco poetico.
Centomilioni: una storia che parla di desiderio, del restare imprigionati nella vita, ma soprattutto di solitudine.