Canta, spirito, canta

Jesmyn Ward – NN editore – Traduzione Monica Pareschi

“Ma a me piaceva la maggior parte delle cose che faceva Pop, mi piaceva come stava dritto quando parlava, come si pettinava i capelli all’indietro, lisciandoli con la brillantina fino a sembrare un indiano dei libri che leggevamo a scuola sui Choctaw e i Creew, mi piaceva quando mi faceva sedere sulle sue ginocchia e guidare il trattore dietro casa, e come mangiava, in fretta e senza sporcare, mi piacevano le storie che mi raccontava prima di mettermi a letto.”

Lo sfondo di questa storia è lo stato del Mississippi, del resto siamo nel secondo capitolo della trilogia di Bois Sauvage (ma Canta, spirito, canta puoi leggerlo anche senza aver letto Salvate le ossa – anche se io ti consiglio di leggere anche lui, perché è splendido), il dettaglio è una famiglia che potremmo chiamare, con un termine in voga oggi, disfunzionale.

Il nostro protagonista, Jojo, ha tredici anni e una madre, che lo ha avuto a diciassette e che si occupa poco di lui e della sorellina Kayla, troppo presa dai suoi problemi e da Michael, il padre dei suoi figli che ora è in carcere. Così Jojo è più affezionato a nonno Pop e a Mam, la nonna che ora sta morendo.

Ma la protagonista è anche Leonie, la madre di Jojo, perché la storia ci viene raccontata a capitoli alternati da figlio e madre: due punti di vista, due affetti che non riescono a incontrarsi. Jojo che non riesce a capire una madre che non protegge i suoi figli, costretto a crescere in fretta e a prendersi cura di Kayla; Leonie troppo presa da se stessa e dal suo amore per Michael,

“… perché dal primo momento che lo avevo visto attraversare il prato per raggiungere il punto dov’ero seduta all’ombra dell’insegna della scuola, lui aveva visto me. Aveva visto oltre la mia pelle color caffè senza un goccio di latte, gli occhi neri, le labbra scure come prugne, e aveva visto me. Aveva visto la ferita aperta che ero, ed era venuto a medicarmi.”

lui bianco e lei nera, legame il loro non accettato dalla famiglia di lui, ma, e per motivi diversi, nemmeno da quella di lei.

Leila, avvolta nel suo sentirsi inadeguata nel ruolo di madre (e forse anche di figlia), nel suo farsi trasportare dalle droghe e dalle scelte non sempre azzeccate.

“Lo so cosa sta dicendo, come gli uccelli che sento gridare mentre volano a sud in inverno, come qualsiasi altro animale. Torno a casa.”

Così quando Michael esce di prigione, Leonie carica i due figli in macchina, più un’amica non proprio raccomandabile, e va prenderlo.

Ma questa è anche una storia che parla di storie, delle storie che il nonno racconta a Jojo, che parlano di un passato fatto di schiavitù e prigionia, che si fermano sempre nello stesso punto e non rispondono alle domande curiose di Jojo.

Questa è una storia fatta di erbe che provano a guarire e di talismani che provano a portare fortuna

“Poi vedo un sassolino grigio di fiume, una cupola minuscola, perfetta. Rovisto con l’indice sul fondo scuro del sacchetto, e tiro fuori un pezzettino di carta arrotolato, sottile come un’unghia. In inchiostro blu, con una scrittura inclinata e tremula: Tienilo sempre con te.”

Ed è una storia, ce lo dice già il titolo, che parla di spiriti; e sono spiriti che cercano giustizia, cercano a loro volta una risposta per potersene tornare a casa.

Jesmyn Ward scrive molto bene ed è magistrale nel trasportarci in un mondo fatto di disperazione e di vomito, di droga e di sangue. Di scene forti, di scene piene di tensione e di scene quasi oniriche, deliranti, pazzesche. Ward non ti risparmia nulla, la sua lingua è diretta e cruda, come lo è la vita dei suoi protagonisti; ma è anche poetica e con quella poesia  pare voler  aprire uno spiraglio di speranza. Un segno di consolazione.

“Perché anche in lui c’è qualcosa che vuole lasciarsi alle spalle l’abbraccio straziante di sua madre, la guerra con suo padre, la mia casa piena di morte. E così andiamo avanti, e l’aria che entra dai finestrini aperti fa tremare i vetri, viva come un letto di molluschi che vanno su e giù nel flusso della marea: un luccichio di schiuma e sabbia. Sotto le ruote la ghiaia crepita e schizza tutt’intorno. Noi ci teniamo per mano e fingiamo di dimenticare.”

Canta, spirito, canta è stata una delle due proposte di Azami di Ivrea (TO) e la scelta di I Baffi di Milano nella quindicesima puntata di #edopocosaleggo