Aylet Gundar-Goshen – Giuntina – traduzione Raffaella Scardi
“E perché mai nessuno si premura di annotare la prima bugia? Quanto onore si conferisce alla prima parola, al primo giorno di scuola elementare, al primo bacio. Ognuna di queste cose è come una bandiera piantata in un continente straniero: ecco, sono arrivato anche qui. Ma la prima bugia non si festeggia. Eppure, è possibile individuare il momento preciso, la prima volta in cui una bambina ha pensato che una menzogna è meglio della verità.”
Forse questo romanzo avrebbe dovuto intitolarsi Bugiardi, perché qua la bugiarda non è solo Nufar, una ragazza che accusa ingiustamente un uomo di molestie, ma lo sono un poco tutti. Chi lo fa per proteggere un segreto, chi lo fa per proteggere qualcuno, chi solo per essere qualcuno di diverso, o per trattenere con sé chi non c’è più.
“Quanti di coloro che le sfilano davanti hanno già avuto il tempo di mentire oggi, fra il primo caffè e il lavaggio dei denti? Quanti resisteranno fino a mezzogiorno? Bugie piccole grandi grasse strette belle spesse turpi bianche, sempre bianche.”
Chi, in fondo, intuisce la verità, ma non vuole vederla
“Incredibile, quanto possiamo sapere senza sapere di sapere.”
Per Nufar tutto inizia con un grido, anzi, ancora prima, inizia con la scortesia volgare di un uomo, o forse inizia ancora prima con la sensazione di sentirsi così banale da non essere presa in considerazione da nessuno. Carina, ma non bella come la sorella. Accantonata dall’amica di sempre, non notata dal ragazzo del quale si è invaghita. Ma poi quel grido, poi quell’accusa e all’improvviso tutti si accorgono di lei, tutte elogiano il suo coraggio. All’improvviso diventa famosa e riconosciuta e riesce persino a surclassare la bellissima sorella. All’improvviso le cose sembrano andare per il verso giusto se non fosse per quel senso di colpa che ogni tanto fa capolino.
“Il senso di colpa ci assale con modalità diverse. Può balzare alle spalle, conficcare agli artigli nella carne. Può salire di fronte. La colpa di Nufar, come un gatto persiano, le si strofinò sulle gambe, le si acciambellò un attimo in grembo e saltò via. Non aveva voglia di trattenersi più a lungo.”
E, ovviamente, dietro a questa bugia, che rotolando diventa sempre più impossibile da ritrattare, c’è una vittima più o meno innocente, perché quell’uomo (ammettiamolo) un poco odioso è, e se non ha commesso molestia con gli atti lo ha fatto di certo con le parole.
“In quel cortile era stata perpetrata solo una crudeltà futile, una morte in miniatura: una persona ne aveva calpestata un’altra.”
Ma, come detto, qua a mentire non è solo Nufar. Piccole e grandi bugie sono seminate lungo tutto il romanzo, come del resto sono seminate lungo le nostre vite. Bugie più o meno bianche, ma pur sempre bugie.
Ayelet Gundar-Goshen confeziona un buon romanzo, scritto e costruito bene, con un ritmo incalzante che ti tiene legata alla pagina, mentre ti chiedi se alla fine vincerà il senso di colpa o la bugia, la paura di essere additata come bugiarda o il desiderio di fare la cosa giusta. L’accusa o il perdono. Ma, ovviamente, questo lo scoprirete solo leggendo Bugiarda. Lettura che io vi consiglio vivamente, perché questo romanzo è davvero molto bello.
E poi potrete conoscere Raymonde, una vecchietta a suo modo adorabile. Certo mente anche lei, ma lo fa forse per un buon motivo. Ammesso che crediate che ci sia un buon motivo per mentire (io credo che qualcuno ne esista. Voi?).
“Ma la sai una cosa, Rivka, i bambini pensano che l’infanzia sia eterna, noi pensiamo che l’infanzia sia un attimo, e loro come noi hanno completamente ragione, perché il tempo mente a tutti quanti.”
Bugiarda è il trentaseiesimo Libro Vagabondo, la proposta di Elsa Libreria Creativa di Monza

