Benevolenza cosmica

Fabio Bacà – Adelphi

«Non è fortuna la mia, anche se per ora mi fa comodo chiamarla così. Non trovo banconote sul marciapiede. Non vinco premi alla lotteria. Le cose che mi accadono sono mediamente improbabili, non miracolose: è come se, di fronte alla possibilità di andare male o bene, ogni fatto che mi riguarda scegliesse di andare bene…»

Kurt O’Reilly si accorge che ormai da diversi mesi le cose gli vanno sempre per il verso giusto. Tutto, troppo, e lui che è dirigente all’Ufficio nazionale di statistica sa che la sua è una situazione improbabile, ma del resto non serve essere specializzati in statistica per capirlo

“…bastava accendere la TV per convincersi di vivere in un mondo ostile […]
Il punto era che le disgrazie capitavano regolarmente a qualcun altro. Tanto che sempre più spesso, rannicchiato alla fine del giorno nel tepore confortevole del mo letto, mi capitava di chiedermi come avessi fatto a evitare di nuovo le migliaia di sventure che sembravano colpire chiunque tranne me”

Kurt non si dà pace, deve capire il perché, non si arrende a un destino sempre favorevole non lo vuole proprio

“Non voglio vivere una vita in cui mi sia proibito di accedere alle sensazioni limbiche di timore, angoscia, senso d’ignoto, vuoto, viltà, invidia, disprezzo, rancore e attrazione per il lato sbagliato delle cose: sensazioni a cui dovrebbe accedere ogni essere umano, se vuole ancora considerarsi tale. E io non voglio essere qualcosa di diverso da un uomo. Non voglio svegliarmi ogni mattina con un sorriso idiota in faccia al pensiero di tutte le cose belle che accadranno avendo la certezza che accadrano. Non voglio la certezza, intendo; la speranza è già sufficiente”

ma chi può capire il suo problema? Chi può prestare ascolto a chi lamenta un eccesso di “benevolenza cosmica”?

Kurt si ritrova ad attraversare Londra passando da dottori a psicologi dai metodi alquanto particolari, uscendo incolume dal colpo di un proiettile e da un forse tentativo di avvelenamento, inseguito da un tipo sospetto e diventando a sua volta scassinatore. Incontra personaggi stravaganti e anche un “branco” di quokka.

La sua è una vera e propria avventura che lo porta a chiedersi se ciò che lo muove non sia altro che un senso di colpa verso chi potrebbe vivere il destino contrario al suo. Insomma se va bene a lui a qualcuno potrebbe andare male, è una questione di statistica o, forse, di karma. Ma chi è quell’individuo che è karmicamente legato a lui?

Fabio Bacà ci travolge con una scrittura ricercata e mai banale, come mai banale è questa storia che ci racconta; una storia che non ha mai scivoloni, che regge anche in quella che potrebbe sembrare assurdo o, meglio, statisticamente impossibile. Commuove e fa sorridere Bacà e ci regala dei personaggi degni di una commedia di Terry Gilliam.

Si chiede o ci spinge a chiederci se la felicità sta nel sapere che non succederà mai nulla di negativo o nel poterlo constatare ogni singolo giorno.

Confesso che nelle prime pagine di questo romanzo mi sono stizzita davanti a una scrittura così “pretenziosa” (perdonami Bacà) e a quell’ambientazione londinese che tanto strideva con il mito del “bisogna scrivere di ciò che si conosce”, ma dopo poche pagine mi sono dovuta ricredere e posso dire che questa storia sta bene solo là e solo scritta così. E, appunto, mi sono fatta travolgere, trasportare e sono uscita da questa storia con la nostalgia di chi deve lasciare andare i suoi compagni di avventura.

Consiglio questo romanzo a chi ha voglia di leggere una storia scritta bene con un messaggio positivo. A chi ha voglia di correre tra le vie di Londra appassionandosi alle vicende di un eroe moderno. A chi vuole sperare sempre nel domani, a chi aprendo le finestre alla mattina vuole trovare la sorpresa del sole o la delusione della pioggia, ma mai la certezza che non pioverà mai più.