Christos Tsiolkas – Playground – Traduzione di Elio Turellato
“Si tuffò in acqua e i pezzi si ricomposero: era liquido, e in una sostanza liquida tutto diventava nitido. L’acqua si spalancava per lui, l’acqua lo accarezzava, l’acqua gli obbediva. Nuotava, si spingeva nell’acqua; i muscoli si muovevano come dovevano, la forza degli arti, i polmoni e il cuore respiravano e pulsavano secondo un’armonia che era lineare ed efficiente. Solo in acqua esistevano lui e il mondo incontaminato. Nuotava, e la mente svaniva, cosciente solo del suo corpo; e poi, risalendo per respirare, si dimenticava anche del corpo, nonostante la fatica, nonostante ogni muscolo continuasse a funzionare…”
Potrei dire che Barracuda è un libro che parla di nuoto, che parla di un nuotatore o di un ragazzo che avrebbe voluto diventare campione olimpionico di nuoto. Potrei dire che Barracuda è un libro che parla di un fallimento, del fallimento di un sogno o del fallimento di ciò che dava un senso alla vita di un ragazzo
“Quella era la parte vera della sua vita, la sostanza e l’attività veramente degna della sua giornata; il resto era nel mezzo, una massa di tempo sprecato in cui doveva comunque sforzarsi. Il tempo di mezzo era la scuola.”
Ma, forse, quello che dovrei dire è che Barracuda è la storia di Daniel, Dan, Danny, oppure Barracuda appunto: nome che cambia nelle varie fasi della sua vita. Come cambia, forse, il rapporto che lui ha con l’acqua, con il nuoto, con se stesso e con gli altri tutti.
Siamo a Melbourne, negli anni Novanta (almeno all’inizio della storia), Danny è un adolescente figlio di una parrucchiera greca e di un camionista scozzese; nuota, ama nuotare, è bravo e sarà il nuoto a permettergli di entrare nel “Liceo degli Stronzi”, il liceo frequentato da chi i soldi ce li ha. Lui no, lui avrà solo una borsa di studio. Ma lui nel nuoto è il più forte
«È quando ho vinto i campionati interscolastici, vero?» dico al coach, elettrizzato.
«Sì» annuisce il coach. «Quello sei tu, Danny.» Sta indicando anche gli altri nuotatori, ma non lo sento più. Mi ha appeso al muro, e sono proprio al centro. Devo essere io quello che considera il più forte, il più veloce, il migliore.
Danny è destinato a diventare un campione, a essere l’orgoglio del coach, della scuola e delle sua famiglia. Ma Danny incontrerà la sconfitta, fallirà e quel fallimento porterà la sua vita su una strada diversa. Lo porterà a commettere un atto, a doverne pagare le conseguenze e a doversi ricostruire, proiettare verso un Danny molto differente.
«Io avevo un futuro» si ritrovò a dire Dan, e rimase di sasso appena le parole cominciarono a fluire: prima i suoni – e fu sconvolgente – e poi le parole composte da suoni; le parole, le frasi, e i significati in origine erano suoni, in origine erano respiro. «Avevo un futuro, stavo per diventare uno dei più grandi nuotatori della storia e non c’entrava il talento o il mio corpo… c’entrava chi ero io. Ma non ero bravo abbastanza. Io avevo solo quel futuro e quando quel futuro mi è stato strappato, non mi è rimasto più niente…
Potrei anche dire che Barracuda è la storia di una famiglia, quella di Danny e di quelle amicizie che resistono al tempo e allo spazio
“… e penso a come la fedeltà sia spesso compromessa più dalla distrazione che dalla cattiveria; e penso come sia bello risentire la risata di una buona amica; penso che ho anche dato per scontata la nostra amicizia… ero sicuro che lei mi avrebbe seguito dove mi avrebbero portato il Liceo degli Stronzi e il nuoto. Mi ero distratto anche io.”
Di amore anche, ovviamente. Di libri che, se non salvano, aiutano a condividere la solitudine.
Ma Barracuda è, forse, più di tutto un romanzo di formazione e di cambiamento; il viaggio dell’eroe direbbe chi di scrittura ne sa più di me.
Barracuda è un romanzo che ci fa capire che il fallimento, in fondo, è solo un punto di vista. Che proprio sul fallimento si può costruire o cercare di vedere gli altri con un occhio diverso. Di comprendere, forse. Perché solo quando si sarà fatta pace con il passato si potrà affrontare il futuro e, in questo, Barracuda è un romanzo che parla anche di saper perdonare: gli altri e se stessi.
È un romanzo che ti avvolge con la sua storia e che è capace di parlarti, nonostante si svolga in un luogo così lontano e nonostante tu (forse dovrei dire io) non sappia nuotare.

